Ricerca economica e sociale
L’area Ricerca economica e sociale è stata sviluppata sin dalla fondazione dell’“Istituto di Ricerca e Interventi Sociali” grazie all’iniziativa degli autorevoli membri del Comitato Scientifico: Giacomo Becattini, Sebastiano Brusco, Paolo Giovannini e Raimondo Innocenti e si caratterizza per la transdisciplinarietà negli approcci allo studio dei sistemi produttivi locali e alla definizione di strategie di sviluppo economico territoriale.
Principali rapporti di ricerca pubblicati:
1. “L’Isola che c’è. Microcredito e azione pubblica in Sardegna”, a cura di Filippo Barbera e Antonello Podda, Egea, Milano 2016. Il difficile accesso al credito è uno degli ostacoli più rilevanti che, in Italia come altrove, impedisce la creazione di nuova impresa. Il sistema bancario fatica a innovare i criteri tradizionali, che continuano ad appoggiarsi sulla richiesta delle c.d. "garanzie reali". La filosofia del Microcredito rifiuta questa impostazione conservatrice e assegna fiducia alle persone "non bancabili", assumendo che capacità e spirito imprenditoriale siano doti diffuse e non riservate a pochi. Sulla scorta di questi principi, la Regione Sardegna ha ideato nel 2009 un sistema di Microcredito a valere sulle risorse del Fondo Sociale Europeo, arrivando a erogare a oggi più di 80 milioni. Il libro ricostruisce la genesi della policy, i suoi meccanismi di funzionamento e gli effetti sul tessuto imprenditoriale dell'Isola.
2. “I nuovi distretti industriali”, a cura di Marco Bellandi e Annalisa Caloffi, Il Mulino, Bologna 2014. Esistono ancora i distretti industriali? E qual è il loro stato di salute attuale? È possibile identificare delle caratteristiche peculiari dei «nuovi» distretti? Sono alcuni dei quesiti a cui si è tentato di rispondere nelle edizioni 2012 e 2013 degli Incontri di Artimino sullo sviluppo locale, in un confronto interessante e proficuo con rappresentanti del mondo delle imprese, del lavoro, delle istituzioni. I risultati della riflessione sono in questo volume che aiuta a comprendere meglio le trasformazioni del tessuto industriale italiano in questi anni di crisi. I contributi qui raccolti sono divisi in tre parti: la prima comprende le analisi condotte sui distretti industriali italiani a partire dai dati censuari del 2011; la seconda approfondisce l’evoluzione dei distretti industriali in alcune regioni del nord-est e del centro, in particolare in Veneto, Emilia-Romagna, Marche e Toscana; la terza parte, infine, è dedicata all’analisi delle politiche pubbliche per lo sviluppo industriale locale e alla loro recente evoluzione.
3. “Innovazione e trasformazione industriale: la prospettiva dei sistemi di produzione locale italiani”, a cura di Marco Bellandi e Annalisa Caloffi, Il Mulino, Bologna 2012. Nell’ultimo decennio, ai distretti industriali italiani, così come ad altri sistemi produttivi locali in regioni mature della «vecchia» Europa, si sono presentate sfide importanti provenienti dal rapido cambiamento dei mercati, delle tecnologie e più in generale della società globale. A queste sfide, distretti e regioni hanno fornito risposte differenti, sulla base delle competenze e risorse possedute localmente, del tipo di strategie competitive implementate dalle imprese, e non in ultimo delle strategie e politiche pubbliche di supporto all’innovazione e al rinnovamento dell’industria locale.
4. “Le città dell’innovazione in Italia e in Europa: origini, percorsi e problemi di sviluppo”, a cura di C. Trigilia e L. Burroni, Il Mulino, Bologna 2011. Con questo Rapporto il fuoco dell’analisi si è spostato più specificamente sulla dimensione territoriale: sul ruolo delle città nello sviluppo delle attività innovative legate all’alta tecnologia. L’unità di riferimento non è qui l’impresa ma il contesto urbano. Il Rapporto è organizzato in due parti. Nella prima, si dà conto dell’indagine sull’Italia, realizzata attraverso elaborazioni quantitative e approfondimenti qualitativi in tutti i principali contesti urbani dell’alta tecnologia. Nella seconda parte vengono presentati alcuni casi locali significativi di altri paesi.
5. “Zone di transizione. Etnografia urbana nei quartieri e nello spazio pubblico”, a cura di Massimo Bressan, Sabrina Tosi Cambini, Il Mulino Bologna 2011. Le zone di transizione emergono tra i centri dello sviluppo urbano e le periferie, con varie forme e composizioni: dagli esempi storici di Chicago agli inizi del novecento fino all'urbanizzazione diffusa di molte aree dell'Italia del centro nord. In esse crescono i processi produttivi e le connessioni globali che trascinano le città e le regioni nel flusso del cambiamento culturale ed economico. Ma le transizioni cui si fa riferimento in questo volume sono almeno di due tipi: orizzontali (spaziali), tra le aree centrali e lo spazio esterno, dai luoghi degli affari a quelli del lavoro, tra le aree che ospitano le classi borghesi, i quartieri prima abitati dagli operai delle fabbriche e quelli dell'immigrazione; verticali (temporali), dal tempo dell'industria a quello del terziario, dal capitalismo manifatturiero a quello cognitivo, dai tempi dell'emigrazione interna (mai conclusasi) a quelli dell'immigrazione, dagli anni d'oro delle esportazioni dei prodotti industriali a quelli della globalizzazione degli scambi e del lavoro. Le quattro etnografie urbane contenute nel volume - svoltesi a Milano, Roma, Napoli, Prato - parlano di persone, luoghi e pratiche che esplicitano il bisogno di antropologia, non tanto nella prospettiva di "teorizzare la città" quanto piuttosto di manipolarla, progettarla, adattarla alle nuove forme di vita urbana.
6. “Imprese e territori dell’alta tecnologia in Italia”, a cura di C. Trigilia e F. Ramella, Il Mulino, Bologna 2010. Il Rapporto presenta i risultati di una ricerca svolta sulle domande di brevetto depositate dalle imprese italiane tra il 1995 e il 2004 presso l’EPO. Il Rapporto studia l’articolazione territoriale dell’attività brevettuale in Italia, con un’analisi dettagliata che si spinge fino al livello dei SLL. Vengono inoltre approfondite le caratteristiche socio-economiche dei sistemi territoriali leader nei brevetti della meccanica e dell’alta tecnologia (farmaceutica, apparecchi medicali, telecomunicazioni, informatica, ecc.). I risultati dell’indagine sono stati anche utilizzati per selezionare un campione di 100 imprese scelte tra quelle che nel decennio considerato hanno depositato 3 o più brevetti. Su queste aziende è stato condotto un sondaggio di carattere esplorativo (con questionario somministrato tramite internet) proprio al fine di tracciare un profilo delle imprese leader.
7. “Invenzioni, inventori e territori in Italia”, a cura di C. Trigilia e F. Ramella, Il Mulino, Bologna 2010. In questo lavoro si risale dai brevetti agli inventori e alle invenzioni di cui essi sono protagonisti. Viene ricostruito il profilo sociale e il percorso professionale di queste figure, le modalità attraverso le quali prende corpo l’invenzione che viene brevettata, le caratteristiche principali sotto il profilo tecnico-scientifico e quello commerciale dei brevetti realizzati. Non tutte le innovazioni sono tecnologiche; non tutte le innovazioni tecnologiche sono brevettabili e brevettate; a volte i brevetti rispondono più a preoccupazioni strategiche nei riguardi dei concorrenti che a un effettivo uso commerciale. Tuttavia, pur con questi limiti, i brevetti sono un indicatore utile per esplorare con dati omogenei e comparabili i processi di innovazione.
8. “Immigrati, lavoro, vita quotidiana. L'esperienza del distretto industriale di Prato”, a cura di Francesca Giovani e Teresa Savino, Rosenberg & Sellier, Torino 2001. Il volume raccoglie i risultati di una indagine sui percorsi di vita e di lavoro di un campione di immigrati nel distretto industriale di Prato. I bisogni che vengono alla luce sollecitano l’elaborazione inventiva di nuove politiche sociali, educative e formative tra loro coordinate. La ricerca esplora i canali di avvicinamento al lavoro, il grado di accettazione e di soddisfazione delle condizioni economiche, ambientali e relazionali e l’influenza che la condizione lavorativa esercita su altri aspetti della vita degli immigrati.
9. “Modelli territoriali e modelli settoriali. Un'analisi della struttura produttiva del tessile abbigliamento in Toscana”, Monica Baracchi, Daniela Bigarelli, Matteo Colombi, Armando Dei, Rosenberg & Sellier, Torino 2001. La competitività di ciascun sistema locale dipende in modo stretto dalle modalità di integrazione tra attività produttiva e ambiente socio-culturale. A sua volta, la storia di un’impresa non è legata esclusivamente ai dati strutturali e tecnologici del settore in cui essa opera, ma anche alla fisionomia del sistema locale con il quale interagisce e ai caratteri specifici del territorio a cui appartiene. Rispetto ad una impostazione che tradizionalmente privilegiava il concetto di settore industriale l’emergere del territorio quale determinante della trasformazione economica ha costretto molti economisti a ridefinire le proprie categorie interpretative e metodologiche. Questo libro propone un metodo di analisi che consente di effettuare analisi comparate dei sistemi produttivi locali specializzati nel tessile abbigliamento. La ricerca mostra le differenze esistenti nelle strategie di prodotto, mercato, produzione e organizzazione di due tra le principali aree del tessile abbigliamento toscano e nazionale: il distretto industriali di Prato e la provincia di Arezzo.
10. “Sicuri sul lavoro? Italiani e immigrati a confronto”, Francesca Giovani, Rosenberg & Sellier, Torino 2000. Analizzando l’inserimento occupazionale dei lavoratori stranieri emerge quanto il bisogno economico, le difficoltà di comunicazione, la carenza di rapporti e occasioni di svago, siano fattori che spingono ad accettare mansioni faticose, dequalificate e con turni pesanti. L’indagine segnala le misure indispensabili per diminuire il livello dei rischi e individua le priorità formative dei soggetti coinvolti.
11. “Prato. Metamorfosi di una città tessile”, a cura di Paolo Giovannini e Raimondo Innocenti, Franco Angeli, Milano 1996. Questo lavoro ha origine da una ricerca condotta da IRIS su incarico del Comune di Prato, coordinata da Giacomo Becattini, il cui fine era quello di sostenere i lavori del piano urbanistico di Bernardo Secchi con un quadro aggiornato dei cambiamenti della struttura demografica, sociale, culturale, dell’evoluzione delle attività economiche, del sistema produttivo e del mercato del lavoro. Ne emerge un quadro della metamorfosi di una città tessile, dove i caratteri e le culture dell’urbano assumono nuova centralità, ma lasciano intravedere i contorni incerti del distretto di domani.